10 domande e 10 risposte sulle ostie e la comunione - Holyblog

10 domande e 10 risposte sulle ostie e la comunione

10 domande e 10 risposte sulle ostie e la comunione

Si può mangiare l’ostia se cade per terra? Bisogna ricevere la Comunione in piedi o in ginocchio? Come si chiama il contenitore che custodisce le ostie consacrate? Le ostie senza glutine sono considerate valide dalla Chiesa? Come fare le ostie?

Non ci stancheremo mai di ribadire l’importanza fondamentale e imprescindibile che l’Eucarestia riveste nell’ambito delle celebrazioni della Chiesa cattolica e, in generale, nella vita di ogni cristiano. Ma sappiamo davvero tutto ciò che è importante sapere riguardo alle ostie, o al vino per la messa? Abbiamo approfondito in un’altra sede la differenza che sussiste tra l’ostia consacrata e la particola. Abbiamo anche preso in esame un altro argomento molto delicato e attuale, che è quello delle ostie per celiaci, senza glutine.

Vorremmo in questo articolo stilare un elenco più o meno esauriente di domande e risposte utili riguardo al Santissimo Sacramento, non tanto nel suo valore intrinseco e inconfutabile, nel significato solenne che esso riveste per chi vi si accosta con animo devoto e proteso verso il Mistero che in esso si rinnova da migliaia di anni. Quello che vogliamo raccogliere qui è un piccolo elenco di nozioni e conoscenze che si auguriamo possano essere utili o quanto meno curiose per chi legge.

  1. Si può mangiare l’ostia se cade per terra?

No, solo il Sacerdote può decidere se mangiarla o riporla. Prima della promulgazione del Concilio Vaticano II, la possibilità che un’ostia cadesse a terra, mentre veniva impartita a un fedele, rappresentava un grosso problema. Infatti si trattava di un atto di grave profanazione, anche se, naturalmente, nella maggior parte dei casi esso avveniva indipendentemente dalla volontà delle parti coinvolte. Quando accadeva, solo il sacerdote la poteva raccogliere. Il pavimento su cui era caduto il Santissimo Sacramento doveva essere coperto con un telo leggero, e lavato alla fine della cerimonia. Ancora, l’acqua usata per lavarlo doveva essere raccolta e versata nel “sacrario”, la piccola vasca destinata a raccogliere l’acqua usata per le purificazioni dei recipienti e dei lini sacri, oltre ai resti di oggetti benedetti. Oggi le cose sono un po’meno complicate. Non esiste più questa norma. Dal momento che è concesso ai fedeli di ricevere in mano l’ostia consacrata, quando vengono comunicati, in teoria non ci sarebbe alcun problema se fosse il fedele stesso a raccogliere l’ostia caduta. Per una questione di rispetto, tuttavia, ancora oggi è preferibile che sia il sacerdote a farlo. Una volta raccolta, l’ostia viene messa da parte, o consumata subito dal ministro. La cosa importante è che non venga rimessa con le altre, o offerta a un altro fedele. Dobbiamo sempre ricordare che l’ostia consacrata è, a tutti gli effetti, il corpo di Cristo, e come tale deve essere trattata, con rispetto e venerazione, anche nelle sue più piccole parti.

  1. Comunione sulla mano o direttamente in bocca?

 

È indifferente, la cosa più importante è l’atteggiamento con cui ci accostiamo al Sacramento. Durante l’Udienza Generale in Piazza San Pietro lo scorso 21 marzo, Papa Francesco ha parlato a lungo delle modalità corrette per accostarsi alla Comunione e ricevere il Santissimo Sacramento. Il Santo Padre si è dapprima soffermato sul significato profondo dell’Eucarestia, su come, attraverso la Comunione sacramentale, noi ci nutriamo del corpo e del sangue di Cristo, per diventare in un certo senso parte di Lui (“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui”, Gv 6,56), arrivando ad affermare che ogni volta che noi facciamo la Comunione, assomigliamo di più a Gesù, ci trasformiamo di più in Gesù. Ha poi chiarito le modalità: “Il fedele si accosta normalmente all’Eucaristia in forma processionale, come abbiamo detto, e si comunica in piedi con devozione, oppure in ginocchio, come stabilito dalla Conferenza Episcopale, ricevendo il sacramento in bocca o, dove è permesso, sulla mano, come preferisce.” (cfr OGMR, 160-161). Dunque è indifferente che si riceva l’ostia in bocca o in mano, in piedi o in ginocchio, la cosa importante è l’atteggiamento con cui ci accostiamo alla Comunione, ciò che portiamo nel nostro cuore al momento di questo incontro emozionante e speciale con Gesù.

  1. L’ostia senza glutine è accettata dalla Chiesa?

Sì, anche se occorre che rispetti la percentuale di glutine minima stabilita dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. Abbiamo trattato di recente questo argomento, assai spinoso, in quanto, a fronte di una richiesta crescente, dovuta al moltiplicarsi di persone celiache, o comunque poco tolleranti al glutine, la posizione della Chiesa sembrava un po’ confusa. La questione era stabilire quale fosse la percentuale di glutine accettata nella farina, ingrediente principale dell’ostia, che non mettesse a repentaglio la sicurezza dei fedeli, ma che nello stesso tempo fosse ritenuta valida dalle disposizioni esistenti in tema di Eucaristia. La congregazione per la Dottrina della Fede stabilisce che le ostie debbano contenere amido di frumento, anche in minima parte: “Le condizioni di validità della materia per l’Eucaristia sono le ostie nelle quali è presente la quantità di glutine sufficiente per ottenere la panificazione senza aggiunta di materie estranee e purché il procedimento usato per la loro confezione non sia tale da snaturare la sostanza del pane” (lettera circolare del 19 giugno 1995 ai Presidenti delle Conferenze Episcopali). Adesso le cose sono un po’più chiare. Le ostie senza glutine (con un contenuto massimo di glutine di 20 mg/kg) o con pochissimo glutine (massimo di 100 mg/kg) saranno accettate dalla Chiesa e ritenute materia valida per l’Eucarestia.

  1. Solo chi è confessato può ricevere la Comunione?

 

Dipende dalla gravità dei peccati. Per chi si accosta alla Comunione avendo compiuto peccati leggeri e veniali, il sincero pentimento e l’impegno a non commetterne più è sufficiente. Naturalmente la Confessione è importantissima, ma va intesa come una conseguenza del pentimento autentico, non un lasciapassare che lava tutte le colpe a prescindere. È un dono prezioso che riceviamo da Dio proprio perché ci siamo pentiti e abbiamo deciso di rigare dritto. Nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, che parla dell’annuncio del Vangelo, ed è rivolta ai vescovi, ai presbiteri e ai diaconi, alle persone consacrate e ai fedeli laici, Papa Francesco si sofferma sulla necessita che la Chiesa sia una casa sempre aperta, per chi vi si accosta col cuore puro e desideroso di grazia. Esorta i sacerdoti a non comportarsi come controllori della grazia, ma come facilitatori. Nessuno, entrando in Chiesa, dovrebbe mai trovare una porta chiusa e fredda, ma tutta la comprensione e l’amore che ci si aspetta tornando alla casa del Padre. Tutti possono dunque prendere parte alla vita ecclesiale e far parte della comunità. In quest’ottica anche l’accesso ai Sacramenti deve rimanere accessibile a tutti. L’Eucaristia, in particolare, non dovrebbe essere intesa come premio per i più integerrimi e meritevoli, ma anche e soprattutto come un incoraggiamento per i più deboli, qualcosa che alimenti la loro fede e la loro volontà di fare bene.

  1. Bisogna ricevere la Comunione in piedi o in ginocchio?

È indifferente. Abbiamo già citato in precedenza quanto detto dal Santo Padre in occasione dell’Udienza Generale in Piazza San Pietro lo scorso 21 marzo: la cosa importante non è il modo, ma il come, l’atteggiamento con cui ci si accosta al Sacramento. Prima del Concilio Vaticano II la norma più diffusa era la Comunione in ginocchio, con l’ostia ricevuta direttamente sulla lingua. Dopo il Concilio si è reso possibile scegliere di ricevere il Santissimo Sacramento in piedi e in mano. Oggi la prassi più praticata è ricevere la Comunione in piedi e sulla mano o sulla lingua; oppure in ginocchio, con l’ostia sulla lingua.
La Comunione nasce come un atto comunitario. Durante l’ultima cena Gesù era con i suoi Apostoli, intorno a un desco, e a loro per primi offrì il Pane della vita e il Calice della salvezza, il Suo corpo e il Suo sangue benedetti. Col passare del tempo, questo rito comunitario ha assunto una dimensione sempre più individuale, privata. Un esempio chiaro è il fatto che, anziché dividersi un pane comune, i fedeli iniziarono a consumare le ostie, o le particole, offerte loro direttamente dal Ministro. Dal 1967 i fedeli possono dunque scegliere se ricevere la Comunione in ginocchio, in piedi, in bocca o nella mano. L’unica cosa che devono tenere presente è che quello che stanno compiendo non è un atto di devozione individuale, ma comunitario, e questo implica la necessità di tener conto delle scelte e delle necessità altrui.

  1. Durante la Comunione il Sacerdote può evitare di dire il “Corpo di Cristo”?

No, non può. La riforma liturgica ha ripristinato la formula originaria da recitarsi al momento in cui il fedele riceve il corpo e il sangue di Cristo. Non pronunciarla significa spogliare quel momento, il più alto e prezioso della celebrazione, della sua solennità, mutilare la finalità stessa della Messa.

  1. Durante la messa bisogna coprire l’ostia eucaristica?

Si può fare, anche se non è obbligatorio. In passato era la norma, anche se le ragioni per cui lo si faceva erano più pratiche che sacrali. Infatti era necessario coprire il calice del vino, il piattino per le ostie e il calice per ostie per proteggerne il prezioso contenuto dalle mosche e dallo sporco. Questa necessità squisitamente pratica ha assunto, nel tempo, un valore consolidato, tanto da divenire una norma abituale. Al giorno d’oggi è il sacerdote a decidere se sia opportuno coprire il calice e la pisside che custodisce le ostie consacrate con gli appositi teli. Non può invece coprire l’ostia grande, quella usata per la Consacrazione.

  1. Quali abiti deve indossare un ministro laico mentre distribuisce la Comunione?

Sebbene, di norma, il ministro straordinario della Comunione debba indossare una tunica o una veste approvata dalla Conferenza episcopale, non è tuttavia un obbligo imprescindibile. Consideriamo che il ministro straordinario della Santa Comunione è un laico che ricopre solo in caso di effettiva necessità il ruolo di officiante del Santissimo Sacramento. Ciò avviene particolarmente durante le Messe affollate, quando il Ministro non riesca ad adempiere da solo ai propri doveri, nel caso in cui un malato in pericolo di morte che voglia ricevere l’Eucarestia oppure in contesti in cui ci siano più persone malate da comunicare e non abbastanza sacerdoti per farlo. Il mandato al Ministro straordinario deve essere impartito da un Sacerdote. Per un mandato permanente occorre che la persona designata abbia almeno venticinque anni, per un mandato temporaneo bastano ventuno anni. Naturalmente si deve trattare di una persona moralmente degna e adatta, dal momento che dovrà comunicare gli altri. Allo stesso modo, sarà sufficiente che il suo abbigliamento sia consono alla celebrazione e esprima rispetto e devozione.

  1. Solo pane di frumento per l’eucarestia?

Assolutamente sì. Fin dal Concilio di Trento la Chiesa stessa ha dichiarato di non avere la facoltà di cambiare la tradizione del pane di frumento, sebbene, nel tempo, si sia preso in considerazione l’idea di permettere l’uso di altre farine, nelle regioni e presso quelle culture in cui il frumento non venga utilizzato abitualmente. Ma si è preferito evitare. Del resto, il punto 282 del Messale romano recita: “Il pane per la celebrazione dell’Eucaristia deve essere di solo frumento, confezionato di recente, e azzimo, secondo l’antica tradizione della Chiesa latina.” La Chiesa condanna qualsiasi interpretazione troppo disinvolta della regola, e ha richiamato quei ministri della Chiesa che hanno tentato di rendere più appetibili le loro ostie addolcendole con lo zucchero, o col miele, o aromatizzandole con la frutta. In Olanda, poi, a un certo punto si è provato a sostituire il vino della Messa con della birra! L’intervento di Papa Francesco ha posto fine a qualsiasi dubbio: con una circolare della Congregazione per il Culto Divino, il Santo Padre ha ribadito che: “Il pane, cioè l’ostia, deve essere azzimo, esclusivamente di frumento e preparato di recente, in modo che non ci sia alcun rischio di decomposizione.”

  1. Quante volte si può ricevere la Comunione?

Si possono ricevere fino a due Comunioni al giorno, purché entrambe nell’ambito della Santa Messa. In pratica, dal 1967, non c’è alcuna limitazione al numero di volte in cui si può assistere alla Messa in un solo giorno, ma c’è una regola per il numero di volte in cui si può prendere la Comunione. È stato sconsigliato di andare oltre le due comunioni, per non cadere in eccessi di devozione che potrebbero far perdere di vista il reale valore dell’atto. Questo vale anche per i sacerdoti, che possono celebrare fino a due messe al giorno, solo in caso di necessità, e quindi possono ricevere la Comunione non più di due volte al giorno. Il Codice di Diritto Canonico recita: “Eccettuati i casi in cui, a norma del diritto, è lecito celebrare o concelebrare l’Eucaristia più volte nello stesso giorno, non è consentito al sacerdote celebrare più di una volta al giorno. Nel caso vi sia scarsità di sacerdoti, l’Ordinario del luogo può concedere che i sacerdoti, per giusta causa, celebrino due volte al giorno” (Canone 905). In questa questione, come in molte altre, inerente alla fede, non è la quantità che conta, ma la qualità. Meglio essere comunicati una volta alla settimana, ma col cuore pronto e l’anima interamente rivolta a Dio, piuttosto che più volte al giorno, ma senza il giusto atteggiamento.