Da secoli il Cammino di Santiago rappresenta uno dei pellegrinaggi di fede più significativi che un uomo può affrontare. Vediamo perché intraprenderlo oggi
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Da quando nell’anno 825 Alfonso il Casto, Re delle Asturie, si recò in pellegrinaggio con la sua corte sulla presunta tomba dell’Apostolo San Giacomo il Maggiore, ritrovata da un eremita di nome Pelagio sul monte Liberon, in un luogo dove palpitavano luci simili a stelle, innumerevoli passi hanno calcato la polvere delle strade del Cammino di Santiago di Compostela. Di fatto l’omonima cittadina capoluogo della comunità autonoma di Galizia, in Spagna, è ad oggi uno dei luoghi di pellegrinaggio più famosi e visitati del mondo. Il luogo in cui Pelagio rinvenne la necropoli che conteneva, tra gli altri, il cadavere decapitato di San Giacomo, prese subito il nome di Campus Stellae, “campo della stella”, da cui Compostela. Ma il nome potrebbe derivare anche semplicemente da Campos Tellum, “terreno di sepoltura”.
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Il Cammino de Santiago di Compostela nasce così, nel luogo in cui, secondo la Leggenda Aurea, i discepoli di San Giacomo avrebbero portato il corpo decapitato dell’Apostolo, giustiziato in Palestina nell’anno 44 d.C. per ordine di Erode Agrippa I, su una barca guidata da un angelo.
La visita di Alfonso il Casto sancì l’inizio dei pellegrinaggi. Fu lo stesso sovrano a ordinare la costruzione della prima chiesa e, man mano che la devozione al Santo si diffondeva e i pellegrini si facevano sempre più numerosi (Peregrinatio ad limina Sancti Jacobi), una prima comunità di monaci benedettini pose la propria dimora nel Locus Sancti Iacobi. Ben presto il culto di San Giacomo si diffuse anche fuori della penisola iberica, e i pellegrini iniziarono ad aumentare, anche grazie all’intervento del Re che si preoccupò di rendere le strade più sicure da vichinghi e predoni e fece allargare la chiesa a più riprese. Anche grandi personalità del potere secolare e della chiesa iniziarono a recarsi a Santiago di Compostela.
Oggi le strade che compongono il pellegrinaggio a Santiago de Compostela attraversano Spagna e Francia, con itinerari diversi per lunghezza e difficoltà, ma tutti dichiarati Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Il più utilizzato è il camino Francés, che parte da Saint-Jean-Pied-de-Port, sui Pirenei francesi, e attraversa Navarra, La Rioja, Castiglia e León e Galizia. Sul versante francese le tappe del Cammino di Santiago sono indicate da segni bianco-rossi, su quello spagnolo da frecce gialle e da piastrelle in ceramica che raffigurano una conchiglia di capasanta gialla su fondo blu, legata alla leggenda sul ritrovamento dei resti di San Giacomo Apostolo naufragati sulle coste spagnole mentre venivano portati in salvo dalla Palestina. C’è chi lo percorre a piedi, in bicicletta o a cavallo, e occorre circa un mese per giungere a Santiago di Compostela. Dopo alterne vicende che hanno caratterizzato un’affluenza maggiore o minore dei pellegrini, nel corso dei secoli, tra guerre, periodi di profonda crisi e insicurezza civile e religiosa, dagli anni ’90 del 1900 il Cammino di Santiago si è confermato come percorso di pellegrinaggio non solo religioso, ma anche simbolo di integrazione tra i popoli, e molte associazioni europee e non sono sorte per tutelare i pellegrini e incentivare il loro viaggio. Dall’ottobre 1987 il Cammino di Santiago è stato dichiarato Itinerario culturale europeo dal Consiglio d’Europa.
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Ma cosa significa intraprendere il Cammino di Santiago oggi?
Perché fare il Cammino di Santiago
Un tempo chi partiva per un pellegrinaggio di fede lo faceva spinto dalla volontà di espiare una colpa imperdonabile, o per fare ammenda di un peccato mortale. I pellegrini erano facilmente riconoscibili, perché portavano addosso delle insegne, i segni distintivi del loro stato e della loro colpa, come il bordone, il tipico bastone dal manico ricurvo, e la scarsella, piccola borsa di cuoio contenente il poco che potevano portare con sé. Successivamente crebbe la dimensione devozionale dei pellegrinaggi, intrapresi non più solo da peccatori, ma da chi desiderava manifestare la propria fede in modo tangibile e con un’esperienza profonda. Col tempo il pellegrinaggio si è trasformato in un’esperienza di crescita e arricchimento interiore, non solo per chi, cattolico, desidera confermare la propria fede, ma anche come esperienza di rafforzamento spirituale per chiunque desideri mettersi in gioco, magari affrontare un periodo di cambiamento profondo in modo risolutivo. Molti sono i luoghi di pellegrinaggio che da secoli attirano migliaia di pellegrini ogni anno. Il Cammino di Santiago non è solo uno degli itinerari religiosi che un cristiano cattolico compie per manifestare la propria devozione, ma oggi è diventato una sfida interiore che coinvolge migliaia di uomini e donne desiderosi di accrescere la propria spiritualità, di riscoprire un contatto più profondo con il mondo che li circonda, con sé stessi, e inevitabilmente, col proprio spirito.
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La cattedrale di Santiago di Compostela
Oggi la Cattedrale di Santiago di Compostela è uno dei santuari cattolici più grandi e famosi del mondo. Mèta del Cammino di Compostela, mostra i segni degli innumerevoli interventi di ampliamento e restauro che ha subito nel corso dei secoli. Nelle sue facciate e al suo interno il romanico si mescola al barocco compostelano e allo stile rinascimentale, con un respiro artistico che richiama l’infinito andirivieni di uomini e donne di ogni nazionalità ed estrazione sociale che si sono succeduti qui nel tempo. Abbiamo dedicato un articolo al Botafumeiro, uno dei simboli più famosi e importanti della Cattedrale, l’immenso incensiere utilizzato in occasione di messe solenni e celebrazioni particolari nel corso dell’Anno Santo.
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La compostela del pellegrino
Chi compie il Cammino di Santiago di Compostela ha diritto ad ottenere la Compostela, appunto, un documento religioso in latino che l’autorità ecclesiastica di Santiago rilascia a chi dimostra di aver compiuto il pellegrinaggio fino alla tomba di San Giacomo per motivi religiosi. È un retaggio dell’epoca medievale in cui, per dimostrare di aver portato a termine il pellegrinaggio, e dunque di meritare l’espiazione delle colpe che avevano portato a intraprenderlo, occorreva un documento ufficiale, che permetteva al pellegrino di essere reintegrato nella comunità civile e religiosa. Come un tempo i pellegrini erano dotati di lasciapassare, oggi chi intraprende il Cammino porta con sé una Credenziale, il passaporto del pellegrino, che viene timbrato a ogni tappa e che alla fine del viaggio dà diritto alla Compostela.
Per essere valide le credenziali per il Cammino di Santiago devono essere rilasciate dall’Ufficio del Pellegrino e devono dimostrare che il pellegrino ha percorso almeno 100 km. La Compostela viene rilasciata solo a chi intraprende il Cammino per motivi religiosi, non turistici o sportivi.
La conchiglia di Santiago
Uno dei simboli per eccellenza del Cammino di Santiago è la conchiglia, o concha, che identifica il Cammino in tutto il mondo. Nota anche come pettine di San Giacomo, è una valva di capasanta. Questo perché in epoca medievale i pellegrini che avevano portato a termine il Cammino dovevano attestarne la conclusione andando a raccogliere una conchiglia sulle spiagge di Finisterre, quello che gli antichi romani consideravano il punto più occidentale della terra, la fine del mondo, finis terrae, appunto. Secondo la leggenda i discepoli di San Giacomo, dopo aver perduto in un naufragio i resti del maestro, li ritrovarono su una spiaggia coperti di conchiglie.
Oggi la conchiglia di San Giacomo è usata a scopo decorativo, indossata come ciondolo o appesa allo zaino durante il Cammino. Sul versante spagnolo, in particolare, è visibile infissa su pareti e cartelli, incastonata nei marciapiedi e usata come elemento decorativo ovunque. Un tempo aveva anche una serie di utilizzi pratici, alla stregua del bordone e della scarsella: veniva usata come recipiente per bere, per esempio.