La lavanda dei piedi, il gesto simbolo dell’amore di Dio - Holyblog

La lavanda dei piedi, il gesto simbolo dell’amore di Dio

La lavanda dei piedi, il gesto simbolo dell’amore di Dio

La lavanda dei piedi è uno dei massimi gesti d’amore di Dio. Ecco come avvenne e come si ripete ogni anno tra i riti del Giovedì Santo

C’è un episodio particolare che viene raccontato solo in uno dei quattro Vangeli. Si tratta della lavanda dei piedi, ovvero del momento in cui Gesù, ritrovatosi per l’ultima volta con gli Apostoli per consumare la cena pasquale, si inginocchia e lava i piedi a ciascuno di loro. Questo gesto di assoluta umiltà da parte del Maestro verso i suoi discepoli non viene citato nei Vangeli sinottici, ovvero quelli di Marco, Matteo e Luca. È presente solo nel Vangelo di Giovanni, dove manca invece l’istituzione dell’Eucarestia.

Ma che significato ha questo episodio? Dobbiamo pensare che tra le tante usanze ebraiche c’era quella secondo cui il capofamiglia doveva lavare le mani dei commensali prima di iniziare la cena pasquale. Inoltre nel mondo ebraico lavare i piedi a qualcuno era una manifestazione di grande ospitalità e devozione, un gesto che il servo riservava al padrone, o la moglie al marito. Il fatto che in occasione dell’Ultima Cena sia stato Gesù a spogliarsi, cingersi i fianchi con l’asciugatoio, il telo che veniva usato proprio per questa pratica, e mettersi in ginocchio pone l’atto della lavanda dei piedi sotto una luce completamente nuova.

Nell’ultima udienza generale prima di Pasqua del 2021 Papa Francesco ha ricordato che: “Gesù ha sostituito la vittima sacrificale – l’agnello pasquale – con sé stesso: il suo Corpo e il suo Sangue ci donano la salvezza dalla schiavitù del peccato e della morte. La salvezza da ogni schiavitù è lì. È la sera in cui Egli ci chiede di amarci facendoci servi gli uni degli altri, come ha fatto Lui lavando i piedi dei discepoli.”

Il racconto nel Vangelo di Giovanni

Ecco in breve come Giovanni nel suo Vangelo racconta l’episodio della lavanda dei piedi (Giovanni 13). Gesù ha decretato un luogo in cui riunirsi con gli Apostoli. Il signore sapeva che il Suo tempo nel mondo stava per finire e voleva trascorrere i suoi ultimi momenti con coloro i quali aveva amato di più: “Sapendo che era giunta la Sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i Suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” (Giovanni 13, 1). Poi, mentre la cena è iniziata e il tradimento di Giuda ha già innescato la serie di tragici eventi che porteranno al Suo arresto, Gesù dà loro un grande esempio di umiltà e amore fraterno: si alza, si spoglia, si avvolge intorno ai fianchi un asciugatoio, prende un catino e inizia a lavare i piedi agli altri uomini, uno dopo l’altro. Pietro si ribella a quel gesto, stupito, ma Gesù gli dice che solo accettandolo potrà stare con Lui e condividere con Lui ogni cosa.

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Quello che Gesù fa è mostrare ai suoi discepoli ciò che si aspetta faranno dopo che Lui se ne sarà andato, un donarsi continuo e totale agli altri, vivendo quotidianamente l’amore per il prossimo e la misericordia di cui Lui è stato profeta per il tempo della Sua breve missione sulla terra. Se Lui che è Maestro e Signore si abbassa ha un atto così umile, fatto solo per compiacere e accudire un’altra persona, perché non dovrebbero farlo gli Apostoli e come loro noi tutti? Gesù lava i piedi agli Apostoli e diventa Servum servorum Dei, servitore tra i servitori di Dio. Così dice ai Suoi Apostoli: “In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato” (Giovanni 13,16).

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È attraverso gesti come questo che si guadagna il Regno dei Cieli. A Pietro, che protesta e rifiuta di lasciarsi lavare i piedi, Gesù risponde: “Se non ti laverò, non avrai parte con me”, come a sottolineare che solo seguendolo e imitandolo anche in quei gesti umili i discepoli meriteranno di dividere con lui la gloria che verrà. Nel Vangelo di Giovanni Gesù si rivolge agli Apostoli dopo essersi rialzato e rivestito con queste parole: “Sapete ciò che vi ho fatto? Voi Mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque Io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto Io, facciate anche voi” (Giovanni 13,12-15).

Il rito del Giovedì Santo

Per la chiesa cattolica la lavanda dei piedi è simbolo dell’amore di Dio. Tra i riti della Settimana Santa che preparano alla Pasqua e in particolare tra quelli del Giovedì Santo c’è la messa vespertina, Messa in cena Domini, che rievoca l’Ultima Cena di Gesù con i suoi discepoli. Il Giovedì Santo è l’ultimo giorno della Quaresima e il primo del cosiddetto Triduo Pasquale, i tre giorni più importanti della Pasqua cristiana, che culminano la domenica di Pasqua e racchiudono il tempo centrale dell’anno liturgico e alcuni tra i principali misteri legati a Gesù: l’istituzione dell’eucaristia, la passione, morte e discesa agli inferi e la resurrezione. Oltre all’istituzione dell’Eucarestia in occasione del Giovedì Santo viene compiuta anche la lavanda dei piedi.

La Chiesa cattolica ha praticato il rito della lavanda dei piedi in molte occasioni e con variazioni, nel corso dei secoli. Praticata nei monasteri la sera del Giovedì Santo quando giungeva un ospite, come segno di umiltà ed emulazione di Gesù, divenne poi un rito compiuto dal Vescovo, che in occasione di quel giorno Santo lavava i piedi prima ai canonici e poi ai poveri. Successivamente il rito si trasformò di nuovo: il Vescovo doveva lavare i piedi a tredici poveri. I cistercensi praticavano la lavanda dei piedi ogni sabato, nei loro monasteri.

Prima che le norme anti Covid-19 limitassero anche le usanze della Chiesa, Papa Francesco aveva rivoluzionato il rito della lavanda dei piedi disponendo che anche le donne e poi i non credenti potessero ricevere da lui quel gesto d’amore fraterno. Del resto Gesù disse in occasione dell’ultima Cena: “Anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri” (Giovanni 13,14).

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