Tempesta sul mare di Galilea: episodio biblico raccontato attraverso l'arte

Tempesta sul mare di Galilea: episodio biblico raccontato attraverso l’arte

Tempesta sul mare di Galilea: episodio biblico raccontato attraverso l’arte

Il dipinto di Rembrandt Tempesta sul mare di Galilea racconta una storia di fede e speranza. Soprattutto quando ci sentiamo perduti nelle tempeste della vita, l’amore di Dio e la fede ci salvano, se siamo pronti a fidarci ciecamente

L’arte è sempre stata un potente mezzo per raccontare e immortalare storie sacre. Pensiamo agli innumerevoli dipinti e affreschi conservati nelle chiese di tutto il mondo, un patrimonio artistico che, soprattutto nel nostro paese, raggiunge un valore incommensurabile, alle statue che adornano piazze e luoghi di culto, ma anche alle architetture delle grandi cattedrali, alla musica sacra composta da musicisti immortali. Fin dalle origini del Cristianesimo, i fedeli hanno sentito il bisogno di raffigurare visibilmente l’oggetto della loro devozione. Per i primi cristiani, costretti a nascondere la loro fede, questo significava spesso incidere simboli e messaggi comprensibili solo agli altri membri, permettendo loro di comunicare senza rischiare persecuzioni. Con il tempo, con il Cristianesimo diventato religione ufficiale e diffuso in tutto il mondo conosciuto, la creazione di immagini sacre ha subito un’enorme espansione. Questo perché l’arte parla all’anima, e dell’anima si fa linguaggio, in un dialogo profondo e intimo che muta di uomo in uomo, a seconda dell’indole, della spiritualità.

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Tra tutte queste opere d’arte che sono state e sono espressione dell’afflato umano verso Dio, la Tempesta sul Mare di Galilea di Rembrandt si pone come un esempio di come l’arte può farsi veicolo di un messaggio di speranza e consolazione, perfino quando rappresenta episodi drammatici. È questo il caso. Quello di Cristo nella tempesta sul mare di Galilea è un episodio biblico di grande impatto emotivo, immortalato magistralmente dal pittore olandese Rembrandt. Questo evento, narrato nel Vangelo di Marco, vede Gesù calmare una furiosa tempesta, dimostrando il Suo potere divino e rassicurando i discepoli spaventati.

Rembrandt: Cristo nella tempesta rappresentato nell’arte

Cristo nella tempesta sul mare di Galilea (o anche solo Tempesta sul mare di Galilea) è descritta nel Vangelo di Marco (4:35-41). Gesù e i suoi discepoli erano in barca quando una violenta tempesta si abbatté su di loro. Mentre i discepoli erano terrorizzati, Gesù dormiva tranquillamente. Quando lo svegliarono, Egli rimproverò il vento e il mare, che si calmarono immediatamente, e chiese ai discepoli se ancora non avessero fede in Lui. Questo miracolo dimostrò la Sua autorità sulla natura e rafforzò la fede dei discepoli.

Rembrandt Harmenszoon van Rijn, uno dei più grandi pittori olandesi del XVII secolo, ha saputo cogliere e rappresentare la potenza emotiva di questo evento biblico. Il suo dipinto Cristo nella Tempesta sul Mare di Galilea è una delle opere più iconiche che trattano questo tema. Purtroppo, questa straordinaria tela fu rubata nel 1990 dall’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston e non è mai stata ritrovata. Rembrandt non era nuovo all’arte sacra e successivamente realizzò altre tele preziose, per fortuna giunte fino a noi, come il Ritorno del Figliol Prodigo, dipinto nel 1668 e oggi conservato nel Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo. Se il cuore di questo secondo dipinto è quello delle tre parabole della misericordia, ovvero il concetto di amore e perdono di Dio, universale e assoluto, che abbraccia tutti senza distinzioni, nel caso della Tempesta sul mare di Galilea si parla in modo diverso dell’amore di Dio, che non ci abbandona nemmeno quando ci troviamo perduti nelle tempeste della vita.

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Anche Papa Francesco ha commentato l’episodio della Bibbia a cui il quadro è ispirato, citando gli Apostoli che, in preda al terrore e in balia della furia degli elementi, gridano a Gesù: “Maestro, non t’importa che siamo perduti?” (Mc 4,38) Il significato del racconto evangelico e del quadro ad esso ispirato si può riassumere in questa supplica. Quante volte capita a chiunque di sentirsi sopraffatti da prove troppo terribili, da ansie che ci frenano e ci impediscono di vedere un domani? Un amore travagliato, problemi in casa, un famigliare che soffre, o ancora una malattia grave che non lascia apparente scampo. In quelle occasioni è umano dubitare, rivolgersi a Dio chiedendogli perché non intervenga a salvarci, perché non faccia nulla per noi.

Purtroppo l’amore per Gesù e la Fede non possono preservare nessuno dalla sofferenza e dalle esperienze tragiche della vita. Anzi, proprio quando ci sentiamo più impotenti abbiamo la sensazione che Lui non ci sia, che dorma, proprio come nell’episodio narrato da Marco.

Ma è in questi momenti che emerge la vera fede. È troppo facile credere in Gesù quando va tutto bene e siamo felici. Molto più difficoltoso e coraggioso è affidarsi completamente a Lui nelle avversità, abbandonarsi al Suo amore e mantenere la convinzione che ci salverà, alla fine, anche quando sembra non lo stia facendo. Dio è anche nella tempesta e non ci abbandona.

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Nel racconto evangelico, dopo aver calmato il vento e il mare, Gesù chiede ai discepoli: “Non avete ancora fede?”. Questo dovremmo chiederci ogni giorno: “Abbiamo davvero fede?” Quella fede che ci fa sentire Dio al nostro fianco sempre, nella luce e nella tenebra, nei momenti di serenità e nelle tempeste, nella consapevolezza che quello che noi possiamo fare è limitato, rispetto a ciò che Lui può fare, e che l’unica possibilità che ci è data è quella di affidarci completamente a lui, Creatore e Salvatore.

Il mare ricorre nella Bibbia, come luogo di pericolo e avversità. Quello di Galilea, in particolare, era spesso soggetto a tempeste improvvise, e dunque ancora più insidioso. Nel dipinto di Rembrandt, vediamo una rappresentazione dinamica e drammatica della scena. Il tema centrale è la capacità di Gesù di portare calma e ordine in mezzo al caos, e simboleggia il potere della fede di superare le avversità. Cristo è raffigurato al centro, sereno e controllato, mentre i discepoli lottano con la furia della tempesta. Il contrasto tra la calma di Gesù e il caos circostante sottolinea il tema centrale del miracolo: la fede in Cristo può superare qualsiasi tempesta. Il contrasto tra cielo scuro e mare rischiarato dalla luce è emblematico, così come lo sono i volti degli apostoli, ciascuno di loro diverso, ciascuno perso nella propria paura, nel proprio dubbio, che assume aspetti diversi. C’è chi cerca di governare la barca in balia delle onde, chi si dispera, chi si infuria, proprio come capita a ciascun uomo di reagire diversamente davanti al dolore.
Eppure è proprio lì la risposta, la Salvezza, nel Cristo dormiente che solo in apparenza ignora la disperazione dei suoi amici. Lui c’è, c’è sempre stato, per chi crede ciecamente in Lui, per chi ha Fede, e la Sua salvezza è reale, prima o poi arriva, per chi sa attendere, anche quando il mondo sembra cadere a pezzi tutt’intorno. Allora ecco che gli apostoli che Gli si accalcano intorno diventano uomini in preghiera, protesi verso l’unico barlume di speranza, e anche noi ci stringiamo gli uni agli altri, e il nostro sguardo va a Dio, i nostri cuori ignorano il ruggito del vento, il fragore del mare, per cercare la pace e la quiete che arriveranno.

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