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Che cosa rende così speciale un altrimenti anonimo paesino della Bosnia Erzegovina, uno dei tanti centri abitati posti in una regione che non ha mai cessato di essere terra di confine, in un’area geografica turbolenta e instabile? Un luogo in cui non ci sarebbe ragione di recarsi, privo di attrattive, di scarso interesse turistico, e che tuttavia, negli ultimi trent’anni, è stato oggetto del pellegrinaggio di milioni di uomini e donne da tutto il mondo, al punto da essere considerato uno dei luoghi più visitati in assoluto.
Parliamo di Medjugorje.
Non delle innumerevoli controversie che si sono susseguite negli anni riguardo alle apparizioni che avrebbero luogo qui, ogni giorno, con cadenza regolare, né dei sei veggenti che dal 1981, quando erano poco più che bambini, si prestano come tramiti tra le frotte di fedeli e la Santa Madre. Di tutto questo si sta occupando la Chiesa, con commissioni d’indagine e studio, con rapporti periodici sottoposti all’attenzione del Pontefice in carica, anno dopo anno, pontificato dopo pontificato. Si tratta di una questione enormemente delicata, considerando il flusso ininterrotto di pellegrini, il coinvolgimento di innumerevoli realtà pastorali. Proprio negli ultimi mesi del 2017 Papa Francesco si è espresso, sebbene non in via ufficiale, a riguardo.
Ma procediamo con ordine.
Le apparizioni a Medjugorje
Le apparizioni a Medjugorje iniziano il 24 giugno del 1981. Le prime ad essere coinvolte furono Ivanka Ivanković e Mirjana Dragičević, rispettivamente di quindici e sedici anni, che affermarono di aver visto, durante una passeggiata, una figura femminile in piedi su una nuvola. Raccontato il fatto a Vicka Ivanković, cugina di Ivanka, tornarono con lei nel luogo dell’apparizione la sera stessa, e rividero la stessa donna, questa volta con un bambino in braccio.
Il giorno dopo le ragazze tornarono più volte nello stesso luogo, coinvolgendo anche Marja Pavlović, cugina di Mirjana, Jakov Čolo e Ivan Dragičević. La misteriosa donna apparve a tutti loro e rivolse la parola a Ivanka.
Da questo momento iniziarono i colloqui giornalieri tra il gruppo di ragazzi e la donna, che essi avevano identificato senza ombra di dubbio con la Madonna.
Non appena la notizia di queste apparizioni iniziò a diffondersi i sei ragazzi divennero oggetto di interesse da parte delle autorità jugoslave. Vennero più volte prelevati dalla polizia e sottoposti a perizie psichiatriche, che tuttavia non diedero esiti di sorta. Essi dichiararono di aver visto la Madonna perfino sulla macchina della polizia che li stava portando via.
Nonostante polizia e servizi segreti jugoslavi tentassero di arginare la notizia e rendere inaccessibili i luoghi delle apparizioni, una folla sempre più numerosa di persone iniziò a recarsi nel paesino, alla ricerca di segni e risposte. Ben presto le autorità compresero che arresti e proibizioni non facevano che aumentare l’interesse della gente per i fatti che si stavano compiendo a Medjugorje. Smisero di perseguitare i ragazzi e padre Jozo, il loro consulente spirituale, e lasciarono che i pellegrini affluissero liberamente.
Da quel momento le frequentazioni della Madonna e dei veggenti divennero costanti e in continuo aumento.
La Madonna condivise con i ragazzi dieci segreti e messaggi rivolti a tutta l’umanità, a cadenza regolare.
Le “cinque pietre” di Medjugorje
Il messaggio più ricorrente diffuso dalla Madonna di Medjugorje tramite i sei veggenti è la Pace e l’invito alla conversione e alla preghiera. La Madonna ha indicato ai suoi intermediari un cammino che garantisce la Pace e che passa attraverso cinque passaggi, detti le “cinque pietre” (come i cinque sassi scelti da Davide per sconfiggere Golia):
- la preghiera umile (possibilmente il Rosario quotidiano)
- il digiuno nei giorni di mercoledì e di venerdì, o, se impossibilitati per motivi di salute, un’offerta alla Madonna in quei giorni.
- la lettura giornaliera della Bibbia.
- la Confessione una volta al mese.
- L’Eucaristia tutti i giorni.
I veggenti suggeriscono anche di dedicare un angolo della casa alla Madonna.
Negli anni, e con l’accrescimento dei pellegrini da tutto il mondo, Medjugorje è diventato oggetto di interesse e scetticismo da parte di organizzazioni sacre e profane.
I vescovi della Jugoslavia con la dichiarazione di Zara, nel 1991 negarono la natura sovrannaturale delle apparizioni e dei fenomeni che avevano avuto luogo nel paesino. Ma si trattava di un giudizio parziale, e, negli anni successivi, le indagini proseguirono.
Nel marzo 2010 Papa Benedetto XVI istituì una commissione internazionale formata da sacerdoti ed esperti e dedicata alle apparizioni della Madonna di Međugorje. A guidarla venne posto il cardinale Camillo Ruini. Le conclusioni espresse da tale commissione furono per lo più critiche: le prime 7 presunte apparizioni vennero giudicate valide, ma tutto quello che si sarebbe verificato successivamente no.
E veniamo agli ultimi sviluppi.
Nel febbraio del 2017 Papa Francesco ha incaricato l’arcivescovo emerito di Varsavia-Praga in Polonia Henryk Hoser di proseguire con ulteriori indagini. Hoser ha lasciato il suo incarico episcopale per dedicarsi unicamente a questo delicatissimo compito, che non riguarda tanto le presunte apparizioni o le figure dei veggenti, quanto il valore indubbio che Međugorje è arrivata a rivestire nel mondo cristiano. I dati parlano chiaro: ogni anno Međugorje vede fiorire centinaia di vocazioni sacerdotali e conversioni religiose, milioni di comunioni, e, soprattutto, il lavoro instancabile e fruttuoso di associazioni e comunità che offrono assistenza e conforto a milioni di persone da tutto il mondo. Pensiamo ai Francescani del Villaggio della Madre, che offre ospitalità e aiuto a tossicodipendenti, alcolisti, orfani, disperati, o alla Domus Pacis, sempre gestita dai Francescani, dove i pellegrini possono trovare ospitalità e partecipare a seminari di digiuno e preghiera.
In meno di quarant’anni Međugorje è diventata mèta di circa 2 milioni e mezzo di pellegrinaggi di Fede e speranza all’anno, da 80 Paesi del mondo, ed è su questi numeri che si è concentrato Monsignor Hoser. Non si può certo ignorare una simile affluenza, con tutto ciò che essa comporta in termini di servizi e infrastrutture necessari per garantire l’accoglienza a tutti.
Medjugorje: Il culto viene autorizzato
Lo scorso dicembre Monsignor Hoser ha dichiarato che il culto di Medjugorje è autorizzato. Diocesi e istituzioni sono libere di organizzare pellegrinaggi ufficiali. Nessuna dichiarazione ufficiale, dunque, riguardo alle apparizioni e alla natura sovrannaturale dei fenomeni, ma un’importante passo avanti da parte della Santa Sede, che lascia aperti spiragli di ulteriori sviluppi futuri.
Papa Francesco, che ha più volte ribadito il suo apprezzamento per il lavoro svolto dal cardinale Ruini e dalla commissione internazionale, e ha scherzato in più di un’occasione riguardo alla “Madonna postina” di Medjugorje, considera tuttavia prioritario organizzare i pellegrinaggi e vigilare sui fedeli che si recano ogni anno nel luogo di culto. Il punto fondamentale è che la gente va a Medjugorje e si converte, cambia vita, incontra Dio. Questo è innegabile. Hoser insiste molto sulla forza spirituale di questo luogo, sul fatto che milioni di persone hanno trovato sé stessi e la propria fede recandovisi. Il suo approccio, soprattutto alla luce delle dichiarazioni dello scorso dicembre, si conferma come “esclusivamente pastorale”, legato alle tante situazioni legate a questa particolare realtà e soprattutto alle esigenze dei fedeli.
È vero che Medjugorje deve tutta la sua fortuna alle apparizioni, ma è anche vero che il culto mariano è dedicato a Maria Vergine, e può continuare a sussistere e crescere a prescindere da quanto verrà decretato in futuro riguardo ai veggenti. Il vero segreto di Medjugorje è nel messaggio di fede e di pace che porta avanti da più di trent’anni, e la cui forza ha prodotto milioni di pellegrinaggi, conversioni e vite salvate. E questo, al di là dello scetticismo e delle critiche, è innegabile.