La rosa è il fiore per eccellenza caro alla Madonna, ma anche altri santi hanno un fiore che li rappresenta. Scopriamo insieme il profumo dei santi.
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Il mese di maggio è uno dei mesi dedicati alla Madonna. È anche il mese delle rose, che in questo periodo conoscono la loro fioritura più rigogliosa, e l’associazione non è certo casuale. Un tempo c’era la tradizione di ornare le statue della Vergine con ghirlande di fiori, in particolare rose, e proprio da qui nasce la forma devozionale che noi tutti conosciamo: il Rosario. Sempre dallo stretto legame tra Maria e la rosa, e i fiori in generali, nasce la pratica dei Fioretti.
Ma ci sono altri fiori che per diverse ragioni sono stati nel tempo associati alla Madonna e ai santi. Per questo non ci sembra improprio parlare di profumo dei santi, anzi vogliamo approfondire in questo articolo quali siano i fiori associati ai diversi santi e perché molto spesso vediamo statue di santi ornate da particolari fiori.
La Madonna del Roseto rappresentata da vari artisti
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Mese di maggio mese della Madonna
Maggio è dunque il mese consacrato alla Vergine Maria. La tradizione che associa la Madonna al mese di maggio non ha nessuna base nelle Sacre Scritture. Essa ha preso piede e si è sviluppata nel corso dei secoli. Per tutto il mese si susseguono ogni giorno speciali preghiere e devozioni che possono esserle rivolte, per ottenere una grazia o solo per intraprendere un cammino di crescita spirituale personale. Le ragioni che fanno di maggio il mese mariano per eccellenza affondano le loro radici in tradizioni precristiane, negli antichi culti pagani dedicati a divinità legate alla fertilità, alla fecondità e al ritorno alla vita. Infatti fin dall’antichità era in questo periodo dell’anno che si celebrava la rinascita della natura dopo il lungo inverno.
L’associazione di Maria alle rose viene dal Medioevo, quando Maria iniziò a essere celebrata come: “Rosa delle rose, fiore dei fiori, donna fra le donne, unica signora, luce dei santi e dei cieli via.” Sempre nel Medioevo nasce la tradizione del Rosario, come oggetto devozionale per eccellenza dedicato a Maria. L’origine del Rosario è da ricercarsi nell’usanza di ornare le statue della Madonna con ghirlande di fiori, in particolare rose, nel mese di maggio. Per quanto riguarda i Fioretti, invece, dobbiamo aspettare il XVI secolo, quando San Filippo Neri invitava i bambini posti sotto la sua custodia a decorare con i fiori l’immagine di Maria e cantare le sue lodi, e successivamente a Don Bosco, che chiedeva ai suoi ragazzi di sostituire i fiori per la Madonna con buone azioni, piccoli sacrifici, impegni anche legati al quotidiano. Il Fioretto alla Madonna come fiore da offrire.
La Madonna è considerata anche la rosa mistica, il fiore più bello, che simboleggia la grazia di Dio, la regina di tutti i fiori e tuttavia “mistica”, nascosta, come nascosto per noi è il suo corpo, asceso al Cielo alla sua morte.
Un altro fiore spesso associato alla Madonna è il giglio bianco, simbolo di purezza.

Il giglio, il fiore di Santa Caterina
Nell’iconografia tradizionale Santa Caterina da Siena, Patrona d’Italia e Compatrona d’Europa, viene rappresentata con in mano un libro, simbolo della dottrina, l’anello, che simboleggia le nozze mistiche tra lei e Gesù, e un giglio, simbolo di purezza. In altre rappresentazioni fiori bianchi zampillano dalle sue stigmate, mentre sul suo capo è posta una corona di spine.
Nardo, il fiore di San Giuseppe
Abbiamo già approfondito in un precedente articolo le ragioni per cui il fiore di nardo sia associato a San Giuseppe, padre putativo di Gesù. Esso appare anche nello stemma di Papa Francesco. L’associazione di San Giuseppe al nardo è tipica dei paesi ispanici San Giuseppe, dove il santo viene spesso raffigurato con un ramo di nardo in mano. Dal nardo si ricava un olio profumatissimo considerato di grande valore fin dall’antichità, usato come incenso: l’olio di nardo. San Giuseppe viene spesso raffigurato anche con un bastone da cui sbocciano gigli, simbolo della purezza della Vergine.
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Il giglio, il fiore di Sant’Antonio
Anche Sant’Antonio da Padova viene spesso raffigurato con dei gigli bianchi, che, secondo i suoi Sermones, rappresentavano i penitenti: “Considera che nel giglio ci sono tre proprietà: il medicamento, il candore e il profumo. Il medicamento si trova nella sua radice, il candore e il profumo nel fiore. E queste tre proprietà raffigurano i penitenti, poveri nello spirito, che crocifiggono le membra con i loro vizi e le loro concupiscenze, che custodiscono l’umiltà nel cuore per soffocare l’impudenza della superbia, il candore della castità nel corpo e il profumo della buona fama.” (Sermones, Domenica XV dopo Pentecoste, 12)
L’iperico, il fiore di San Giovanni
L’iperico, o erba di San Giovanni, è una pianta erbacea diffusa in tutta Italia. Poiché fiorisce soprattutto tra giugno e agosto è stata associata alla festa dedicata a San Giovanni, appunto, che cade il 24 giugno. Se in questa notte si raccolgono i fiori gialli dell’iperico essi avranno un potere miracoloso sia per contrastare le malattie sia per scacciare gli spiriti maligni. Oggi l’iperico viene usato in fitoterapia per trattare la depressione, l’ansia, la stanchezza.
Tutti i fiori di Santa Teresa
Il Sedum Sieboldii è noto come l’Erba di Santa Teresa o “Teresina”. Fiorisce a ottobre, mese dedicato a Santa Teresa del Bambin Gesù (Teresa di Lisieux) e Santa Teresa d’Avila. Originaria del Giappone, è una pianta grassa che non necessita di grandi cure.
Ma Santa Teresa di Lisieux è associata anche alle rose e alle pratoline. In particolare in queste ultimi, fiori umilissimi e delicati, lei si riconosceva moltissimo, come leggiamo nelle sue memorie: “Come il sole illumina nello stesso tempo i cedri e ogni fiorellino, come se questo fosse solo sulla terra, allo stesso modo Nostro Signore si occupa singolarmente di ogni anima…in modo da far sbocciare nel tempo stabilito la più umile pratolina” (Storia di un’anima).
In punto di morte Santa Teresa annunciò: “Vedrete al momento della mia morte che cascata di rose farò piovere sulla terra.” Per questo nell’iconografia la Santa viene spesso rappresentata con le mani piene di rose, che simboleggiano le grazie da lei dispensate in vita e anche dopo la sua morte. Da questa vicenda nasce anche la novena delle rose a lei ispirata. Un gesuita di nome Padre Putigan cominciò a recitare una novena per invocare una grazia importante, e chiese a Dio come segno di benevolenza e garanzia, una rosa. Per ogni giorno e ogni grazia seguitò a richiedere rose e le ottenne.

La rosa di Santa Rita
Santa Rita da Cascia è conosciuta anche come la Santa della “Rosa”. Come Santa Caterina anche lei viene spesso raffigurata con un anello e una rosa. La rosa in particolare è uno dei suoi simboli per eccellenza. Ormai in punto di morte e costretta a letto, la Santa chiese che le portassero due fichi e una rosa dall’orto della casa in cui era cresciuta, sebbene fosse inverno inoltrato. La cugina che tentò ugualmente di assecondarla si recò nell’orto e in mezzo alla neve trovò una rosa e due fichi. La rosa simboleggia anche la vita di Santa Rita, cresciuta tra le spine senza tuttavia perdere il proprio profumo, il proprio buon cuore e la propria fede.
Gigli e rose, i fiori di Santa Rosalia
Santa Rosalia, patrona di Palermo, viene spesso rappresentata ornata di corone di gigli e rose, fiori che rappresentano rispettivamente la verginità e l’unione con Dio. A volte è Gesù Bambino a porre la corona di fiori sul capo della Santa vergine, in una sorta di sposalizio mistico. Il suo stesso nome racchiude quello di entrambi i fiori. Secondo la leggenda prima della sua nascita ai suoi genitori apparve una figura misteriosa che disse loro che la bambina che sarebbe nata sarebbe stata “una rosa senza spine”. Da qui il nome scelto per lei, Rosalia, che unisce insieme i termini latini rosa e lilium, “rosa” e “giglio”.
